Perché ho scelto medicina? (Parte 1)

Prima o poi uno studente qualsiasi si sente chiedere perché ha fatto quella scelta o quell’altra…cosa ti ha spinto ad intraprendere una carriera universitaria così lunga (11 anni nel caso di medicina), perché hai quel sogno? Insomma tutte domande che comunemente amici, conoscenti e parenti ci fanno chi per farsi gli affari nostri, chi per semplice e sana curiosià.

Fino a due settimane fa, se mi fosse stata posta questa domanda avrei detto:

Ho scelto di iscrivermi a medicina perché sono terribilmente attirata dal funzionamento del corpo umano e quando ero piccola prendevo sempre l’atlante anatomico che avevo in casa, mi mettevo seduta sul letto e lo sfogliavo. Alla fine dell’atlante c’erano una serie di pagine, tipo un glossario, per intenderci, in cui venivano riportate alcune malattie e alcuni parassiti con relativa spiegazione, così qualche volta leggevo la parola che mi catturava di più l’attenzione.

Sono sempre stata una persona attenta agli altri, considerata anche l’educazione cattolica che ho ricevuto, quindi ho sempre odiato vedere la gente soffrire e mi faceva una gran rabbia, perché mi sentivo impotente, non potevo fare niente, non avevo le conoscenze adatte e sicuramente studiando medicina, ovvio, non potrò salvare tutti, ma almeno qualcuno sì. Anche per quelli senza speranza, almeno puoi stare loro vicino e accompagnarli verso una morte serena.

Mia madre dice sempre che non sono per le cose facili, che devo fare a tutti i costi ciò che più è difficile, che sono testarda al limite della cocciutaggine. Forse anche questo mi ha spinto a scegliere la facoltà di medicina.

Un giorno parlando di feti morti perché nati troppo prematuramente mi chiesi se ci fosse la possibilità di mettere il feto all’interno di un utero artificiale che permettesse la sopravvivenza fino al suo completo sviluppo. Ho guardato su internet, all’epoca, adesso non so bene se si stiano facendo dei progressi in merito, ma non ho trovato nulla. Inizialmente pensavo qualche volta alla questione, poi il pensiero è diventato sempre più frequente: se avessi studiato medicina avrei potuto fare una nuova scoperta, una scoperta che permettesse a qualcuno di guarire, di sopravvivere, di vivere. Lo so, questo sembra solo un sogno e molto lontano dalla realtà, ma intanto mi ha spinto a fare la mia scelta e ad andare avanti nei momenti di difficoltà che ho incontrato.

Termino questo post dicendovi che ci sarà una seconda parte, come avrete intuito dal titolo: questi sono i motivi che mi hanno spinto ad intraprendere questa strada… ma a questi ne devo aggiungere un altro, uno più recente che ha bisogno di una trattazione a parte, perché l’ho scoperto circa due settimane fa.


Al prossimo post,

Fanya

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